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Cosa succede nell’area della ex Signal Lux
Nelle ultime settimane si stanno creando molti malumori relativamente alla riqualificazione dell’area ex Signal Lux. Un’area abbandonata da molti anni che si trova tra la via Monzoro e la via Merendi che, oltre ad essere luogo di forte degrado, rappresenta anche un rischio per l’ordine pubblico del quartiere, mentre è certo che l’edificio uffici che si sviluppa in altezza ha un forte impatto visivo dovuto allo stato di abbandono.
La riqualificazione dell’area con nuove funzioni è presente ormai da più di un decennio negli strumenti urbanistici del nostro Comune. La rigenerazione urbana credo non sia un tema su cui basti riempirsi la bocca ai convegni ma a livello locale va “messo a terra” con previsioni che siano compatibili con diversi contesti presenti all’interno di un quartiere. A tutti piacerebbe recuperare spazi abbandonati sostituendoli con verde pubblico ma quando parliamo di aree private credo sia corretto anche considerare le richieste legittime di un operatore e trovare il giusto equilibrio tra interesse pubblico e privato. L’ambito di rigenerazione urbana della ex Signal Lux è presente anche nel PGT approvato dalla mia Amministrazione nel 2019, piano che ha ridotto le previsioni di consumo di suolo nel nostro Comune del 20% (in particolare proprio nel quartiere Monzoro riducendo le volumetrie di un intervento residenziale), e nell’ultimo periodo l’operatore proprietario dell’area ha presentato un progetto per la sua riqualificazione.
Cosa prevede il pgt?
Il Piano di Governo del Territorio prevede attualmente la possibilità per l’operatore di sviluppare sull’area diverse destinazioni. L’area è grande circa 18.000 mq, la superficie lorda di pavimento edificabile è di 7.000 mq con differenti destinazioni a scelta dell’operatore: residenziale (1.000 mq), commercio di vicinato (400 mq), terziario e servizi (1.000 mq), commercio (2.500 mq) e produttivo/artigianale (3.500 mq). Ogni destinazione ha slp massima diversa ed è normale in aree dismesse prevedere delle funzioni flessibili, non vincolanti, in modo da dare all’operatore la possibilità di proporre diverse combinazioni fra le destinazioni consentite, sempre nel complessivo limite di 7.000 mq di slp . Sono previsti 5.405 mq per aree destinate a servizi pubblici con la realizzazione di un percorso ciclopedonale da via Milano all’incrocio con via Archimede e la realizzazione di parcheggi come più volte richiesto da residenti e attività commerciali del quartiere. E’ inoltre prevista la riqualificazione del parcheggio su via Archimede e di quello fronte Nicomilk.
Non è consentita nessuna attività alimentare, ve ne sono già due sull’asse della via Milano e non ne sono state previste ulteriori. Purtroppo qualcuno ha fatto circolare notizie non veriterie, in base alle quali sarebbe prevista invece la realizzazione di un centro commerciale ma non è assolutamente così. Le strutture commerciali devono essere distinte e con ingressi e parcheggi separati, non è prevista nessuna galleria commerciale. Si può facilmente “leggere” dal PGT pubblicato sul sito di cui riporto un estratto di sintesi relativo ai “numeri” previsti.
Cosa ha proposto l’operatore?
L’operatore ha fatto una proposta che contiene alcune differenze rispetto alle previsioni del PGT. Nel caso di modifiche il Consiglio comunale dovrebbe approvare il piano in variante. Le differenze relativamente alle destinazioni consistono nella riduzione delle slp richieste (si, l’operatore ha chiesto di realizzare meno superfici di quanto il PGT consentirebbe) pari a poco più di 5.000 mq escludendo interventi residenziali, riducendo la parte produttiva/artigianale e commerciale, chiedendo più superficie per il commercio di vicinato. Nella proposta rimangono invariate le aree per servizi pubblici e la riqualificazione dei parcheggi.
E’ facoltà di ogni operatore proporre delle modifiche, non è un obbligo dell’Amministrazione comunale condividerle e approvarle, tutte o in parte.
Viabilità.
Oltre alla riduzione della volumetria e a differenti destinazioni l’operatore ha proposto alcune modifiche alla viabilità per agevolare i nuovi insediamenti, in particolare lo spostamento della rotonda presente oggi su via Monzoro sull’asse della ex SS11. Come scritto poco sopra, ma è bene ribadirlo visto che su questo punto si è generata molta preoccupazione, è facoltà di ogni operatore proporre delle modifiche, non è un obbligo dell’Amministrazione comunale condividerle e approvarle. Visto l’interesse a intervenire su un’area abbandonata e le perplessità di alcuni residenti e associazioni abbiamo deciso di incaricare un professionista per uno studio della viabilità del nuovo insediamento e di tutto il quartiere. L’accesso a senso unico verso l’area industriale a sud di via Monzoro non verrà modificato e questa soluzione non è mai stata messa in discussione.
Quali lavori stanno svolgendo in questo momento.
In questo momento l’operatore sta svolgendo interventi minori (parcheggio, fognatura, recinzioni) di manutenzione straordinaria nella parte sud dell’area con interventi conformi alla previsione del PGT. L’intenzione dello stesso è quella di prevedere un parcheggio per bus (non di linea) che avranno l’obbligo di svolta a sinistra su via Archimede. Per quanto riguarda la rumorosità devono essere rispettati i parametri di riferimento in base al piano di zonizzazione. L’area commerciale su via Milano al momento non è interessata da lavori così come, senza l’approvazione di un progetto definitivo e complessivo, non vi saranno modifiche all’attuale viabilità.
Incontro pubblico.
Per presentare il progetto previsto dal PGT abbiamo definito un incontro pubblico con i residenti del quartiere che si svolgerà presso Cascina Favaglie (sede Italia Nostra nord ovest) martedì 7 luglio dalle 16.00 alle 20.00.
Linee guida della variante generale al Piano di Governo del Territorio
La variante generale al Piano di Governo del Territorio è uno degli atti fondamentali di un ente locale, al pari del bilancio di previsione, perché disegna il comune e il territorio di domani non soltanto in termini di destinazione dei suoli ma sopratutto per quanto riguarda le scelte su servizi, aree pubbliche, mobilità, sostenibilità ambientale e suoli agricoli. Un PGT può agevolare o indirizzare la vocazione di un territorio e Cornaredo, come molti comuni della nostra area, ha bisogno di ricostruire e ritrovare una vocazione.
Il nostro territorio è molto cambiato negli ultimi cinquanta anni, il tessuto produttivo delle piccole e medie aziende che caratterizzavano il nostro territorio negli anni Settanta è in forte crisi e molte di quelle realtà non esistono più mentre alcune di quelle rimaste sono purtroppo in grave crisi. È difficile aspettarsi che ritornino quei tempi, quando molta della richiesta di occupazione trovava risposta all’interno dei confini comunali. Oggi è ancora più importante riuscire a ragionare ad un livello sovracomunale perché, ad esempio, le trasformazioni e lo sviluppo dell’area di EXPO incideranno sulla nostra realtà in termini di opportunità ma anche criticità e molti dei sistemi di servizi oggi presenti sono di natura sovracomunale. Sono tre i nodi principali, e molto complessi, da affrontare: gli “ambiti cerniera”, le aree industriali abbandonate e i centri storici.
Gli “ambiti cerniera” sono quelle aree in cui una volta erano insediate realtà produttive, ora abbandonate, all’interno di contesti esclusivamente residenziali ma la cui soluzione non può essere semplicemente la costruzione di nuove residenze prive del giusto mix funzionale che renda “vivibile” e “sostenibile” l’intervento.
Le aree industriali abbandonate sono invece grandi comparti industriali che non hanno trovato una soluzione con lo strumento urbanistico attualmente vigente, ne scrissi qui ormai qualche anno fa. Su alcune di esse, in particolare l’area dell’EX ICOMA (anche se in questo caso si tratta di una realtà estremamente complessa per via della liquidazione in corso e la necessità di bonifica dell’area), abbiamo svolto degli approfondimenti proprio per supportare gli operatori nella definizione di un piano di intervento e rigenerazione urbana.
Infine, i centri storici, il cuore della nostra comunità ma anche l’ambito più complesso su cui intervenire. In questo anno abbiamo avviato una prima fase di studio analitico di tutto il centro storico, o meglio dei centri storici dal momento che si includono anche San Pietro all’Olmo e Cascina Croce. A partire dai dati anagrafici dei residenti, e quindi dall’occupazione degli immobili, abbiamo una situazione abbastanza di chi abita in centro storico e di quanti sono proprietario dell’immobile in cui risiedono. Il secondo step, che troverà un approfondimento nella variante, riguarderà invece la definizione delle capacità insediative nei centri storici, cercando di capire quale sia davvero la popolazione insediabile per tornare a ripopolarli prima con i residenti e poi, quasi di conseguenza, con l’insediamento di nuove attività commerciali, e le misure per agevolare gli interventi di manutenzione straordinaria e di recupero dei casseri.
Questi tre obiettivi si proveranno raggiungere attraverso due indirizzi generali che coinvolgono tutto il piano: un bilancio ecologico pari a zero (il bilancio ecologico è il saldo tra suolo agricolo consumato e nuove destinazioni agricole previste rispetto alle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti, questo significa che non sarà previsto consumo ulteriore rispetto all’attuale piano) e la sostenibilità ambientale degli interventi e delle previsioni declinata in termini di mobilità, riqualificazione energetica degli edifici, uso dei suoli e regole edilizie.